Dont'say the g******** word

Alla fine, qualcuno l’ha detto. E non è stato un esponente qualsiasi: il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che potrebbe essere la vera antitesi interna al PD e alternativa ad Elly Schlein, ha utilizzato la parola che inizia con la “G”. Proprio quella pronunciata da Ghali sul palco di Sanremo e che ha scosso talmente tanto la coscienza dell’amministratore delegato della RAI, Roberto Sergio, da far leggere in diretta nazionale a Mara Venier un comunicato di dissociazione dalle parole del cantante. “Stop al g********” aveva detto l’autore di “Casa mia”.

Un messaggio che aveva mandato su tutte le furie l’ambasciatore israeliano in Italia. Per quanto le parole pronunciate da Ghali fossero state solo tre: “Stop, al, g********”, Bar si è sentito in dovere di affermare che, dal palco dell’Ariston, si siano diffusi odio e provocazione. Perché chiedere lo stop al g*******, per Bar, deve essere assimilabile a un atto di guerra. A una ignominia. Anche se il Paese da lui orgogliosamente rappresentato non è stato mai direttamente citato.

Da quel momento, una serie di proteste contro la RAI e manifestazioni a sostegno del popolo palestinese (non manifestazioni anti-israeliane o anti-semite), a cui le forze dell’ordine hanno risposto, in più di una occasione, con la repressione e l’uso della forza bruta. Reazioni talmente spropositate che hanno spinto lo stesso Presidente della Repubblica a dover richiamare il Ministro dell’Interno per ricordare cosa NON fare in uno Stato democratico.

È una tragedia, un dramma, ma…

Mentre le proteste della società civile si fanno sempre più intense, la politica messa in atto dal governo israeliano ha portato alla morte di 30.000 persone, al ferimento di altre 70.000 e all’esodo di centinaia di migliaia di persone, in fuga dalle proprie case. In termini umani, si parla, come numeri, di una città italiana di medie dimensioni completamente sterminata o decimata. Per chi scrive, venendo da Salerno (città che conta circa 130.000 residenti) significherebbe la morte di una persona su quattro. Il ferimento di almeno la metà della popolazione. La perdita e sfollamento di ogni casa e la mancanza – per tutti i superstiti – di cibo, acqua e medicinali. Si tratta di numeri in costante aumento e che potrebbero aumentare in maniera esponenziale a causa delle inumane condizioni a cui è sottoposto il popolo palestinese.

La paura di pronunciare la parola g********

Ciò nonostante, da parte dei principali partiti italiani non era ancora arrivata la condanna definitiva e l’uso di quella parola che inizia con la “G”. Il leader dei 5 Stelle e la segretaria del PD c’erano andati vicino, ma non hanno mai usato quel termine per definire l’azione militare portata avanti dal governo israeliano. Ancor meno i partiti al Governo, che continuano a confondere volontariamente e malignamente l’antisionismo per antisetimismo (come se, a modo d’esempio, l’antifascismo si sovrapponesse all’italofobia) e puntano il dito contro Hamas, “accorciando” notevolmente la vera durata del conflitto (facendolo iniziare dal 7 ottobre 2023 e non dal 14 maggio 1948) e alterandone profondamente il senso storico.

“Sono inquietanti i segnali di antisemitismo ai quali stiamo assistendo in Italia e in Europa. Non consentiremo nessuna forma di discriminazione, violenza o intimidazione nei confronti dei cittadini di religione ebraica”.

Giorgia Meloni (7 novembre 2023)

Qualcuno dimentica il 7 ottobre: donne stuprate, teste mozzate, bambini sgozzati, barbarie nei kibbutz. Quella di Israele è la risposta a questo vile attacco di Hamas. Non possiamo dimenticarlo. La Lega è con Israele nella lotta contro il terrorismo. Per arrivare alla pace serve un accordo basato sul riconoscimento del diritto di Israele ad esistere ed il disarmo totale, definitivo, delle milizie islamiste

Paolo Formentini (Lega), vicepresidente della commissione Affari esteri della Camera (13 febbraio 2024)

Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, non si nasconde

Tra i leader politici ed esponenti di partito di peso, l’unico che si è espresso con fermezza e utilizzando la parola della discordia, è il presidente della Regione Campania. Diventato nemico numero uno di Giorgia Meloni dopo aver capeggiato la manifestazione dei sindaci a Roma per bloccare la proposta di legge sull’autonomia differenziata, De Luca ha superato la stessa segretaria di partito Elly Schlein. Se quest’ultima continua a parlare, infatti, in termini più tipici della diplomazia piuttosto che della politica, il presidente della Campania ha utilizzato termini molto più chiari e “schierati”.

“Abbiamo condannato con fermezza il brutale attacco di Hamas che non è il popolo palestinese. Ma quello che stiamo vedendo sul popolo palestinese è una punizione collettiva, una risposta del tutto sproporzionata” e “serve una missione internazionale di interposizione a Gaza, che coinvolga i Paesi arabi, sotto l’egida dell’ONU”.

Elly Schlein (13 febbraio 2024)

Dall’altra parte, il presidente della Regione Campania ha utilizzato, questo venerdì, parole molto più ferme e decise.

“La Campania ha esposto la bandiera di Israele sul proprio edificio dopo l’aggressione di Hamas. Abbiamo voluto esprimere allora piena solidarietà al popolo israeliano, al diritto di Israele ad essere un paese sicuro. Non abbiamo esposto la bandiera di Israele in solidarietà agli atti di genocidio che sono in corso a Gaza per responsabilità di Israele. Quello che sta accadendo non è più tollerabile, per qualunque essere umano che abbia da coltivare e difendere valori di civiltà”.

Vincenzo De Luca (1 marzo 2024)

Prese di posizione

Alla fine, la parola che inizia per “G” è stata utilizzata in forma affermativa, all’indicativo e senza titubanze. Vincenzo De Luca prende posizione e parla apertamente di genocidio, termine estremamente osteggiato dalla destra – che usa l’antisemitismo come argomento di comodo per legittimare la carneficina perpetrata dal governo israeliano – e a cui anche la sinistra sembra rinunciare per poter venire incontro alle correnti e anime più moderate, filoatlantiste e, in generale, allineati alla politica estera del Paese (spesso slegata dagli avvicendamenti a Palazzo Chigi).

Vincenzo De Luca, dopo aver capeggiato la manifestazione contro l’autonomia differenziata e dopo aver promosso la manifestazione per la pace in Ucraina a ottobre del 2022 (collocandosi nel bando propriamente pacifista), si erge in questo momento come vera e propria alternativa interna al Partito Democratico.

Parole percosse

Per lo stesso dibattito pubblico, inoltre, una presa di posizione radicale come quella avanzata dal governatore della Campania non può che far bene. Una parte considerevole della cittadinanza e, in particolare, del’elettorato progressista, aveva trovato notevoli difficoltà nell’esprimersi, nel far risuonare quella parola percossa e mutata con la “G” di genocidio. Fin troppo hanno risuonato le parole censurate e il rumore dei manganelli che si infrange su chi, quella parola, vuole dirla, gridarla: prima che sia troppo tardi. Prima che quella parola si compia.

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